Torino, la mia città. Isolati ad angolo retto e un reticolo di strade che ripetono la ragionevolezza dell’antica Roma.
A volte la guardo dall’alto, anche più in alto delle stelle.
Della sua topografia restano solo blocchi regolari, sequenze di pieni e vuoti ritmati dal colore.
Tinte forti, dorature drammatiche, texture barocche.
Così pulsa la calma razionalità di un luogo che si fa metafora della vita.
Una vita scandita da cause ed effetti, azioni e reazioni, sacrifici e riconoscimenti.
Il rassicurante rigore di un ordine antico come il mondo.